Pendaglio a doppia protome di toro

Ultima modifica 26 ottobre 2023

Pendenti a forma di toro realizzati in bronzo per fusione. 

Nell'arte antica l’elemento decorativo costituito dalla testa di un animale è detta “protome”. 

In questo caso siamo davanti ad una doppia testa di toro sul medesimo pendaglio. 
Il muso è molto appuntito e le corna estremamente lunghe. Nel punto di incontro dei due corpi vi era l’anello, generalmente in ferro, con cui appendere il monile.
Questi pendagli sono tipici delle necropoli picene delle Marche meridionali presenti soprattutto nei corredi femminili.

Con molta probabilità non si tratta di un monile di uso quotidiano perché molto difficile da indossare a causa del peso e delle parti appuntite, ma veniva usato in cerimonie speciali, soprattutto al momento della sepoltura della donna che lo possedeva. 
Il suo valore simbolico accompagnava l’estremo saluto della defunta assieme a tutto il ricco corredo che le tombe picene femminili hanno sempre custodito. 
Questo pendaglio è stato realizzato come corpo unico.

La tecnica utilizzata è quella della cera persa. Si plasma l’oggetto in cera e si ricopre con strati di argilla che sottoposta a cottura viene a costituire lo stampo: la cera, infatti, si fonde durante la cottura e fuoriesce da fori lasciati nell’argilla, creando così all’interno la forma “negativa”. Si cola, poi, il bronzo fuso e, una volta raffreddato, si rompe lo stampo di terracotta e si procede con la rifinitura dell’oggetto. 

Anche questo pendaglio fa parte del ricchissimo corredo della tomba 19 che già per le sue dimensioni, di molto maggiori rispetto alle altre, fa capire il rango elevato della defunta. 
Lo scheletro ritrovato, infatti, era quello di una donna sepolta distesa sul fianco destro. 
Accanto alla testa c’erano numerosi orecchini, collane, fibule e pendagli.  All’altezza dei fianchi vi erano alcuni spiedi con infilati vasetti in bucchero, mentre ai piedi una grande olla di impasto e più in là un caldaio di bronzo. Oltre questi anche oggetti di osso e una moltitudine di vasi di terracotta, alcuni anche con fini decorazioni e in bucchero, il colore nero-lucido della ceramica.

Datazione: primo quarto del VI sec. a.C, tra il 600 e 575 a.C.


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